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Da bomba ecologica a colata di cemento

l43-roma-velodromo-120524113626_big-586x390È così che voglio iniziare l’anno, con una storia che sa di passato e che bisogna conoscere per preservare il futuro.
Dopo più di un mese di pausa il menestrello delle Toghe verdi ritorna, più agguerrita che mai.
E beccatevi la narrazione di quello che fu il velodromo di Roma, che poi divenne nuvola d’amianto sull’Eur e che sarà una colata di cemento per volere della giunta Alemanno.
E con questa coscienza risvegliata e da risvegliare affrontiamo questi mesi pre-elettorali.
Auguri a tutti noi.

Da Ecoblog.it

“Da bomba ecologica nel pieno centro di uno dei quartieri residenziali più popolosi di Roma a colata immane di cemento armato, l’area dell’ex Velodromo Olimpico di Roma è l’oggetto dei desideri di tanti palazzinari e della giunta capitolina.

Imploso con qualche forzatura per volere del sindaco Alemanno (la delibera però era della giunta Veltroni) il 24 luglio 2008, le 1800 cariche piazzate sulla struttura la fecero collassare su se stessa, disperdendo in aria una vaporosa nube bianca contenente polvere di amianto che, trascinata dal vento, si è diffusa nei quartieri Eur, Casalpalocco, Acilia fino ad Ostia, fino al mare.

Quell’esplosione fu il primo atto della giunta Alemanno e, sempre su quell’area, la stessa giunta si prepara a fare anche l’ultimo suo atto di governo, coprendola di cemento: lo ha denunciato Legambiente qualche giorno fa, il piano con il canto del cigno di questa giunta romana prevede una colata di cemento sulla Capitale da 100milioni di metri cubi.

Una parte su Tor Bella Monaca, vecchio cruccio del sindaco Alemanno (che ne propose l’abbattimento e la ricostruzione, come nei quartieri pilota – Tiburtino, Pietralata, San Basilio – della Roma mussoliniana) e una parte proprio sull’area ex Velodromo.

Lo ha denunciato Agenzia Radicale, citando la denuncia di Legambiente e le “ultime operazioni” di giunta pubblicate sul Corriere della Sera: per quella nube di amianto, i cui effetti non sono calcolabili oggi, la società pubblica (90% del Ministero dell’Economia e 10% del Comune di Roma) Eur Spa, ed il suo dirigente Filippo Russo, sono a processo per disastro colposo (fino a 5 anni di reclusione).

Alla stessa Eur Spa il Comune di Roma (mai costituitosi parte civile al processo) ha affidato la gestione di quell’area, che inizialmente prevedeva l’edificazione del progetto “Città dell’Acqua” (un parco acquatico) ed oggi invece è integrata nel progetto “Nuvola” dell’architetto Fuksas: il primo grattacielo di Roma.

52mila metri quadrati che, svendute, serviranno a pagare proprio la “Nuvola”: per vincere le resistenze presenti anche nella maggioranza consiliare Eur Spa da qualche mese ha trasformato quel progetto da privatistico in pubblico, acquistando il 49% di Acquadrome, società messa insieme con Condotte per realizzare la “Città dell’acqua”: 200milioni di euro il valore delle cubature, un’idea golosa venuta in mente a Riccardo Mancini (amico del sindaco ed amministratore della multiutility).

Il problema è controverso: perchè affidare ad una società a processo per disastro colposo per aver fatto esplodere una struttura che si sapeva essere in amianto senza allertare nessuno? E perchè il Comune di Roma non si è costituito parte civile al processo contro Eur Spa?”.

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Per la nuvola di amianto che coprì Roma c’è un imputato

Era il 2009 quando ascoltai una delle storie più incredibili della mia vita professionale. A raccontarmela fu un cittadino molto, molto arrabbiato. E aveva tutte le ragioni per esserlo. Alberto Russo mi ricevette nel suo studio e dispiegò davanti ai miei occhi una serie di documenti, cartine, mappe, dichiarazioni, atti.

Qualcuno aveva fatto implodere nel cuore dell’Eur a Roma, la vecchia struttura del Velodromo. Ma quella vecchia struttura era piena di amianto. Quindi la nuvola bianca che tutti noi avevamo osservato qualche mese prima era piena di fibre. Letale. E, manco a dirlo, nessuno aveva avvisato i cittadini.

Dove si era diretta quella nube tossica? Quali quartieri aveva lambito? Quanto materiale killer conteneva? Quali conseguenze avrebbe apportato? Se oggi, a quattro anni dal disastro, ci sono risposte alla maggior parte di queste domande, lo dobbiamo ad Alberto Russo e agli altri eroici cittadini del comitato Amianto Velodromo. Continua a leggere

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