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Fatemi capire: tutto sto casino per avere un decreto alla Berlusconi?

Un decreto per rendere l’Ilva un sito da proteggere, anche con le forze armate. Per poter continuare a produrre, a vendere, a far lavorare, a inquinare.

Neanche una parola per i malati di Taranto.

Neanche una parola per indagini che vedono compromessa l’integrità morale di chi quei malati e la cittadinanza tutta dovevano proteggere.

Neanche una riga nell’agenda politica.

Neanche una parentesi nel dibattito delle primarie.

Nè un’idea, nè una soluzione, nè una proposta.

L’unica, terribile, ipotesi: che Monti proponga a Napolitano un decreto per fare di Taranto quello che è stato fatto di Acerra qualche anno fa dal governo Berlusconi.

Un decreto per scavalcare un’ordinanza della magistratura. Per calpestare il diritto alla salute di una cittadinanza.

Presidente Napolitano, il diritto alla salute è tutelato dalla Costituzione. Dica di no a questo decreto criminale.

 

 

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L’unico gesto dignitoso: le dimissioni

In genere non penso che chi abbia un posto di responsabilità, e sbagli, debba per forza dimettersi. Sbagliare è umano, ed è ammesso anche a un ministro. Anzi, quando si sbaglia, è proprio il caso di rimanere al proprio posto, per poter rimediare.

Ma qui è diverso. Il ministro per l’ambiente Corrado Clini ha sbagliato a luglio, quando si è messo contro le decisioni della procura di Taranto, minimizzando il problema sanitario e ambientale, parlando solo di produzione e di posti di lavoro. Prevaricando, quindi, il proprio ambito di intervento e smascherando con decine di dichiarazioni, comunicati stampa, tweet, il suo vero interesse: non l’ambiente, ma l’industria.
Poi ha sbagliato a settembre, quando ha querelato il presidente dei Verdi Angelo Bonello “reo”, a suo avviso, di aver diffuso dati degni di un “procurato allarme”, non veritieri, mistificatori. E ancora nella sua Autorizzazione integrata ambientale rende lunghi i tempi della messa in sicurezza.

Abbiamo scoperto lunedì che quei dati erano errati, ma per difetto. La verità di Taranto è ancora più emergenziale, pericolosa, drammatica. Ce lo ha raccontato non una fonte anonima del web, ma il suo collega di governo, il ministro per la Salute Renato Balduzzi. E Clini cosa fa? Parla di prevenzione, monitoraggio della salute, ieri ha accusato la “catena alimentare” di essere la responsabile dei morti di Taranto. Uno, dei responsabili, insomma. Restano: le meteoriti, le scie chimiche, il volere divino.

Ministro, solo qualche domanda: chi ha sporcato per sempre la catena alimentare? Perchè c’è diossina nelle cozze, nel formaggio, nel latte, anche delle mamme di Taranto? Perchè sono stati macellati migliaia di capi di bestiame? Dove pascolavano quelle mucche?

Chi dovrebbe preoccuparsi dell’integrità dell’ambiente a Taranto, se non lei?

E lei, dov’era negli ultimi dieci anni? Ah, certo, rivestiva ruoli chiave al ministero dell’Ambiente. “Ma mi occupavo d’altro”, ci ha fatto sapere ieri.
Ci faccia un piacere, torni a occuparsene.

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I fumi di Taranto, ancora più neri di quanto sembra

La foto parla da sola. Questa  è la Vale, multinazionale del ferro che fornisce la materia prima all’Ilva  (se ne parlerà domani in un incontro organizzato da Peacelink al quartiere Tamburi). E questo è quello che accade intorno ai suoi stabilimenti in Amazzonia.

Nel gennaio del 2012 alla Vale è stato assegnato il Public Eye Award 2012 (riservato ad aziende che si distinguono per attività non rispettose dell’ambiente e dei diritti) ed è stata definita “la peggiore multinazionale del mondo”. Come si legge su Wikipedia, il riconoscimento è stato consegnato durante il World Economic Forum di Davos, in Svizzera, ed ha alla base una valutazione estremamente negativa delle conseguenze ecologiche ed umane del modo con cui la Vale tratta l’ambiente, i lavoratori e la popolazione.

E su Eticanews.it: al voto online hanno partecipato più di 88 mila persone e, di queste, 25.042 hanno espresso la loro indignazione proprio per il comportamento della Vale. Al secondo posto si è piazzata la Tepco, con 24.245 voti, al terzo la Samsung, scelta con 19.014 click.

A candidare la Vale per il Public Eye Award 2012 ci ha pensato l’International network of people affected by Vale tramite la rete brasiliana Justiça nos Trilhos e in collaborazione con le organizzazioni non governative internazionali Amazon Watch e International Rivers.

La multinazionale è la seconda compagnia del Brasile, la seconda impresa mineraria al mondo, il maggior produttore al mondo di ferro ed è presente in 38 Paesi. «La corporation – si legge nel sito del premio – ha una storia lunga 60 anni macchiata da continui abusi ai diritti umani, condizioni di lavoro inumane e sfruttamento della natura senza regole».

Insomma le nuvole che coprono Taranto arrivano da lontano, e sono ancora più sporche di quanto sembri.

 

ps. Grazie ad Alessandro Marescotti, Peacelink Taranto, che riesce sempre ad avere uno sguardo oltre.

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I numeri misteriosi dei morti di Taranto. In pratica, il segreto di Pulcinella

È stato divertente assistere al balletto di comunicati stampa con i quali il ministro della salute ha smentito se stesso.
Ci sono. Non ci sono. Poi ci saranno. Invece, ci sono. Più che un balletto di numeri è stata una tarantella di comunicati stampa.
Quante sono le vittime tarantine dovute all’inquinamento? Il 10% in più di quelle attese, secondo lo studio Sentieri – che chiameremo 1.0 – quello aggiornato fino al 2002 che è stato presentato ieri, 18 settembre.
Signor ministro, ma non possiamo divulgare dati più aggiornati?
Risposta, al telefono, dell’ufficio stampa, seguito da testuale comunicato stampa: “Eh non sono ancora pronti. Sono ancora oggetto di verifica scientifica. Saranno divulgati nei prossimi mesi”.

Eppure, uno dei coordinatori del progetto Sentieri, che conosco dai tempi della “fase calda” dell’inchiesta sull’uranio impoverito, mi ha confidato che quei dati ci sono, sono pronti, assemblati, “devono solo essere rilasciati dal ministro che se li tiene stretti per motivi politici”.
Signor ministro, ma insomma? Che ci sarà mai scritto di così sconvolgente che non sappiamo già? Quali verità che gli ambientalisti tarantini non stiano divulgando da almeno dieci anni? Avete fatto analizzare cozze e formaggi. E allora? Lo sappiamo bene quanto siano inquinate e quanto la catena alimentare sia compromessa. Niente, per il ministro, il 17 settembre – data del comunicato – i numeri non erano ancora presentabili. E ieri ha illustrato la situazione – non solo di Taranto ma dei 44 Sin, siti di interesse nazionale, espressione edulcorata che indica quei buchi neri di morte e inquinamento sparsi in tutta Italia, da Marghera a Porto Torres, da Pavia a Napoli Est – riferendosi al 2002.

Poi arriva Angelo Bonelli e Peacelink, che fanno sapere che hanno il rapporto aggiornato, che lo presenteranno oggi a Taranto. Sbugiardando il ministro.

Quindi dal dicastero della Salute (sic! Cambiamo nome, please) fanno sapere che il rapporto sarà presentato il 12 ottobre.
Dunque è vero? Avevate questi numeri?

Non si disturbi signor ministro, glielo dico io quante sono le vittime dell’inquinamento a Taranto e nel resto d’Italia: troppe.

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Ecco perchè andare in vacanza è stato fondamentale.

Dieci cose che ho amato in questo mese di vacanza:

Godermi ogni giorno il cielo che da azzurro diventa cobalto, e poi blu notte, accendendo le stelle. Ogni sera, senza saltarne una, ho ringraziato la libertà delle vacanze. E tremato, perchè nel resto dell’anno quel tramonto lo vedo attraverso i vetri della finestra della redazione.

I miei affetti più cari, tutti insieme, tutti con me.

I profumi della Sardegna. E il suo mare, con quel chiacchiericcio costante delle sue onde.

Leggere. Tanto. Appassionarmi alla vita e all’energia di Steve Jobs attraverso la sua biografia, scoprire un nuovo autore di gialli italiano, voler aspettare il prossimo romanzo di David Nichols tradotto in italiano.

Camminare per chilometri ogni giorno, e non essere mai stanca.

Mangiare, assaggiare sapori, inondarmi di profumi. E avere il tempo per cucinare.

Ricevere un sms da Alberto Ibba che mi indica un’altra strada da percorrere. E la percorrerò.

Farsi 80 chilometri per partecipare a un incontro sulla diossina e sulla chimica verde. Non sono matta. È un regalo della libertà, poter scegliere di seguire i propri interessi.

Seguire Taranto, anche da lontano, e incoraggiare i miei amici della resistenza tarantina. Ci conosciamo da molti anni. Sapevano che ero con loro anche se fisicamente no.

Fare dei collegamenti logici tra cose accadute durante l’anno. Ad esempio: perchè l’Enel ha dichiarato che per mandare avanti la centrale a carbone di Porto Tolle farà arrivare il carbone dall’Indonesia e poi di quello del Sulcis non sappiamo cosa farne? Perchè se quel carbone non va bene, perchè troppo pieno di azoto, inquinante e costoso, non convertiamo tutto? E poi: perchè, volendo rimanere in Sardegna, si vuole costruire a Porto Torres una centrale a biomasse sovradimensionata che dovrebbe produrre energia a partire dai cardi? Stiamo per caso dicendo che tutta la Sardegna dovrà produrre cardi per mandare avanti quella centrale? O magari l’intenzione vera è bruciare altro in quella centrale? E poi perchè se i politici locali romani sono contrari alla scelta di Monti dell’Ortaccio come sede della nuova discarica, a due passi da Malagrotta, ieri non si sono fatti vedere alla riuscitissima fiaccolata organizzata dai cittadini?

buon anno, a tutti noi.

Toghe Verdi è qui. La battaglia è appena iniziata.

 

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Quello che il ministro Clini avrebbe dovuto dirci

Cari italiani e care italiane,

In questi anni a Taranto è avvenuto qualcosa di molto grave. Io sono ministro da meno di un anno ma non potevo non saperlo perchè sono stato per anni direttore generale del minisero dell’Ambiente. C’ero, per intenderci, quando Stefania Prestigiacomo concesse quell’Aia dalle maglie larghe.

L’Ilva non si è mai dimostrata attenta al valore fondamentale del diritto alla salute e all’ambiente. E il monitoraggio 24ore su 24 di quanto emesso da tutti i camini non è mai partito per un comportamento doloso della classe politica, oltre che degli imprenditori.

Cari tarantini, pagate un conto salato, molto salato, per una fabbrica che dà lavoro a ventimila persone. Il lavoro è importante, ma ancor di più lo è il diritto a una vita salubre, diritto che accomuna voi agli operai.

La legge regionale per la riduzione delle emissione delle diossine è stata una buona legge, ma se non si obbliga l’azienda a farsi controllare non sapremo mai se davvero quei limiti sono sempre rispettati, giorno e notte.

Ero già ministro per l’Ambiente quando sono state depositate le perizie chimiche ed epidemiologiche, ma non ho detto nulla.

Non ho detto nulla nemmeno quando il Fondo Antidiossina ha dimostrato che nel fondale antistante agli scarichi dell’Ilva c’erano fanghi tossici.

Per questo vi chiedo scusa, e farò tutto quanto in mio potere per costringere l’azienda a investire i necessari milioni di euro per uscire dall’illegalità di una produzione realizzata a discapito della vita umana.

Non intendiamo dare alcun alibi all’Ilva per abbandonare il territorio ma dovrà rispettare le leggi, le più stringenti. E cari operai, non vi abbandoneremo, ma non si può pensare di continuare a produrre acciaio uccidendo una città, i territori nei dintorni e tutta la restante economia di Taranto.

Il vostro ministro per l’Ambiente Clini.

 

Ps. Invece no, non ha detto questo. le sue parole potete leggerle qui.

http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/08/01/news/ilva-40123044/?ref=HREC1-9

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Qualcuno fermi l’Ilva. Adesso.

Ci sono delle immagini che non hanno bisogno di commento. Queste di oggi. Le ha realizzate e le sta facendo girare Fabio Matacchiera, del Fondo Antidiossina Taranto.

Oggi mi faccio sponda, ponte, veicolo di questa loro denuncia.
Guardate il video.
E poi provate a dirmi che una mediazione con l’Ilva è possibile.

 

 

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Taranto arriva a Roma. E Roma risponde con le chiacchiere

Grazie a Giovanni Urgo per la foto!

L’inquinamento dell’Ilva a Taranto pesa «tre volte di più dei residenti. Circa 250 kg di inquinanti per ogni cittadino». Visto che a fare notizia sono sempre più spesso i numeri, ecocli, un po’ di numeri, citati da Alessandro Marescotti di Peacelink alla Camera, durante una conferenza stampa. E i numeri, sono quelli della procura di Taranto: «Due decessi al mese per inquinamento».

Non solo denuncia, ma anche soluzione: ecco gli ambientalisti del perchè, che mi piacciono sempre di più: per l’Ilva a Taranto, le associazioni hanno in mente una loro proposta su un “processo di svelenimento” incentrato su “un Piano straordinario per il futuro di Taranto”, cosi’ come scritto al premier Mario Monti affinchè prenda in considerazione il “destino dei tarantini”.
Subito serve la “messa in sicurezza di emergenza della falda“. Poi un processo di “disinquinamento e bonifica” messo in pratica dagli stessi operai. In questo modo – osservano le associazioni – si potranno tenere insieme le diverse esigenze: combattere l’inquinamento, la salute dei cittadini e l’occupazione. Infine, le associazioni ricordano la riapertura dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l’Ilva disposta dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini dopo il via libera concesso dal precedente ministro anche grazie all’assenza di prescrizioni del sindaco della citta’. Riferendosi ad una lettera, indirizzata all’attuale titolare dell’Ambiente, fanno presente che loro chiedevano non il “riesame” ma il “ritiro” dell’Aia.

E come ha risposto la politica? Con l’ennesimo tavolo tecnico o simil tecnico, in cui si rinvia a un ulteriore e successivo tavolo. Parole, insomma. Continua a leggere

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Taranto, la maledizione del mar Grande e dei politici

Più di tutto ricordo le cozze. Cioè: il sapore delle cozze. Erano dolci, grandi e dal mare avevano rubato un profumo che mi sarà per sempre familiare.

Michele mi suggerì di prendere quelle, e io seguo sempre i consigli di chi una città la vive, più che abitarla. Taranto è in mezzo al mare. L’acqua la circonda, l’abbraccia. È tutto porto, è tutto sponda.

L’acqua lambisce e cattura il respiro dei tarantini, portandolo al largo. È una città magica, Taranto.

E pure sfortunata. Per mano dell’uomo, ancora una volta.

Uno sversamento di venti tonnellate di carburante è fuoriuscito da un mercantile ormeggiato in porto e ha invaso l’acqua. Le immagini che circolano sono di dettaglio: piccole onde nere e dense che inutilmente tentano di mescolasi all’acqua. Il gasolio la sovrasta, riempendo le narici di tossicità. «Tutto sotto controllo, emergenza ambientale scampata», si è affrettato a dire l’assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro.

Mi chiedo: ma come fa a dire una roba simile? Ci sono 20mila chili di gasolio in mare. Ammesso che l”80% venga recuperato subito, ne resterebbero migliaia. E quello più pesante, che nuota verso il fondale? E la catena alimentare?

Non sopporto chi getta acqua sul fuoco. Un politico, poi. Bisognerebbe frenare l’emorragia verbale, passare ai fatti. Andare lì, innanzitutto, verificare, controllare, chiedersi, farsi dare un pezzo di carta, dove i tecnici abbiano scritto: “è tutto ok”. Poi, solo poi, dichiarare che è sotto controllo. Quando c’è la verità, non c’è bisogno di rassicurare.

Ma siamo nel Paese delle dichiarazioni ai microfoni. Non importa cosa si dice, basta blaterare.

I tifo per Taranto, e per i tarantini. Che ci sia una resurrezione anche per loro.

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Adesso tutti si accorgono che l’Aia concessa all’Ilva è troppo morbida.

Aia da rifare. L’autorizzazione integrata ambientale sarà rivista. C’era bisogno del risultato dell’indagine epidemiologica per smuovere l’aria torbida a Taranto. Oppure, meglio ancora, delle elezioni. L’attuale sindaco è sempre più lontano dai cittadini, o, perlomeno, dai cittadini interessati alla questione ambientale e quindi alla propria salute, e scendono in campo i Verdi, che proprio nella città pugliese potrebbero, per così dire, risorgere. Angelo Bonelli formalizzerà oggi la propria candidatura appoggiato dalla fetta più consistente degli ambientalisti e proprio in questi giorni è arrivata la decisione sull’Aia: il 14 marzo a Bari il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, si incontreranno per discutere il riesame della procedura Aia (Autorizzazione integrata ambientale) per il polo siderurgico di Taranto, che era stata rilasciata dall’allora ministro Stefania Prestigiacomo nell’agosto scorso e che secondo i periti del tribunale è insufficiente, e, appunto, inefficace.

E intanto l’Ilva, incurante della batosta rappresentata dalla perizia epidemiologica, prosegue con il ricorso al Tar proprio contro le prescrizioni fissate dall’Aia in vigore.  «Neppure in un momento drammatico come l’attuale l’Ilva ha dato prova di voler aprire una fase di dialogo più sereno con il territorio e le istituzioni, magari rinunciando alla istanza di sospensiva discussa»: lo ha sottolineato in una nota il Circolo Legambiente di Taranto riferendosi all’udienza di ieri dinanzi al Tar di Lecce in cui si è discusso appunto il ricorso presentato dall’azienda.  «L’Ilva – aggiunge l’associazione ambientalista – ha invece insistito pervicacemente nella propria richiesta di sospensione dell’efficacia del provvedimento di Aia, relativamente alle prescrizioni in materia di sistemi di abbattimento di macro e micro inquinanti, nonchè di rete di smaltimento delle acque reflue. Ciò risulta particolarmente e negativamente significativo anche in considerazione del fatto che il prossimo 14 marzo è previsto un incontro tra istituzioni locali e ministero, propedeutico alla riapertura del procedimento di Aia, e che – conclude l’associazione ambientalista – potrebbe essere proprio quella la sede nella quale, in contraddittorio con tutte le altre parti, andare a verificare le modalità di esecuzione e il peso delle prescrizioni».

L’Aia approvata dal precedente ministro dell’Ambiente, quindi, non è assolutamente adeguata agli impatti sanitari e ambientali di uno degli impianti siderurgici più grandi d’Europa, ma nonostante ciò l’Ilva si  opposta per vie legali. Le toghe verdi, qui a Taranto, hanno molto su cui lavorare.

 

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