In genere non penso che chi abbia un posto di responsabilità, e sbagli, debba per forza dimettersi. Sbagliare è umano, ed è ammesso anche a un ministro. Anzi, quando si sbaglia, è proprio il caso di rimanere al proprio posto, per poter rimediare.
Ma qui è diverso. Il ministro per l’ambiente Corrado Clini ha sbagliato a luglio, quando si è messo contro le decisioni della procura di Taranto, minimizzando il problema sanitario e ambientale, parlando solo di produzione e di posti di lavoro. Prevaricando, quindi, il proprio ambito di intervento e smascherando con decine di dichiarazioni, comunicati stampa, tweet, il suo vero interesse: non l’ambiente, ma l’industria.
Poi ha sbagliato a settembre, quando ha querelato il presidente dei Verdi Angelo Bonello “reo”, a suo avviso, di aver diffuso dati degni di un “procurato allarme”, non veritieri, mistificatori. E ancora nella sua Autorizzazione integrata ambientale rende lunghi i tempi della messa in sicurezza.
Abbiamo scoperto lunedì che quei dati erano errati, ma per difetto. La verità di Taranto è ancora più emergenziale, pericolosa, drammatica. Ce lo ha raccontato non una fonte anonima del web, ma il suo collega di governo, il ministro per la Salute Renato Balduzzi. E Clini cosa fa? Parla di prevenzione, monitoraggio della salute, ieri ha accusato la “catena alimentare” di essere la responsabile dei morti di Taranto. Uno, dei responsabili, insomma. Restano: le meteoriti, le scie chimiche, il volere divino.
Ministro, solo qualche domanda: chi ha sporcato per sempre la catena alimentare? Perchè c’è diossina nelle cozze, nel formaggio, nel latte, anche delle mamme di Taranto? Perchè sono stati macellati migliaia di capi di bestiame? Dove pascolavano quelle mucche?
Chi dovrebbe preoccuparsi dell’integrità dell’ambiente a Taranto, se non lei?
E lei, dov’era negli ultimi dieci anni? Ah, certo, rivestiva ruoli chiave al ministero dell’Ambiente. “Ma mi occupavo d’altro”, ci ha fatto sapere ieri.
Ci faccia un piacere, torni a occuparsene.